Ecco un estratto da un mio libro sulla napoletanità:
Abbiamo parlato di Napoletanità. Provo adesso ad introdurti ad alcuni concetti base accompagnandoti in un giro veloce in alcuni luoghi fisici della napoletanità:
il giro ideale di Napoli comincia dal cortile del Castel Sant’Elmo. 3 euro di biglietto e arriva in ascensore sul tetto di Napoli. Non perdere il giro del terrazzo.
• Panorama dalla Certosa di San Martino e visita al Presepe Cuciniello.
• Colazione con na tazzulella 'e cafè. Tutti i bar di Mexico oppure il nobile Caffè Gambrinus, a piazza Trieste e trento. Merita una visita e un caffè (prendilo se no si arrabbia) il Bar Nilo a Spaccanapoli; c’è un altarino con un capello di Maradona in una teca.
• A pranzo da Nennella, nei Quartieri Spagnoli. Quartiere malfamato fin dalla sua fondazione, ma affascinante.
• Giro al centro antico. Percorri i 3 decumani del centro antico e apprezza la pianta greca della città.
• Piazza San Gaetano, centro del centro della città. Giro ai pastori di S. Gregorio Armeno.
• La vera pizza di Napoli va mangiata nel centro antico della città. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Se hai pazienza fatti la fila di Sorbillo, la migliore.
• Visita alla Napoli antica di San Lorenzo Maggiore e al Teatro romano di Nerone. Due pezzi di città romana nel centro moderno di Napoli.
• Il babà alla pasticceria Capriccio di Via Carbonara. La sfogliatella napoletana riccia da Attanasio alla Ferrovia e una fetta di pastiera al taglio da Scaturchio in Piazza San Domenico Maggiore.
• Se hai soldi compra una bella cravatta da Marinella, fa molto VIP.
• Prendi la metro a zonzo e scendi in varie fermate. Napoli è l’unica città al mondo a possedere un museo all'aperto all’interno delle stazioni della metropolitana, il c.d. Metro dell'Arte.
Mangiare di strada
Il panorama del fast-food napoletano è molto variegato:
Zeppole e panzarotti, qualche palla di riso (da qualche tempo a Via Tribunali si trova la vera palla di riso siciliana), qualche melanzana o zucchina fritta o “ciurillo c’a pastetta” e “nu scagliuozzo ‘e farenella”. Poi naturalmente tutte le pizze ipotizzabili. Poi ci sono i panini napoletani, i taralli etc…
Vai a fare un po’ di esercitazioni di fritti misti a Via Tribunali, da Di Matteo. Una bella vetrina con fritti sempre caldi.
I taralli caldi si vanno a mangiare a Mergellina, comprandoli dai chioschi sul lungomare. Si compra pure una birra fredda, meglio una Peroni fatta a Miano e quindi fresca, e poi si va sugli scogli a sedersi, a guardare il tramonto, a lasciare scorrere il tempo senza occuparsi di nulla.
Il povero Fortunato (quello di Pino Daniele) non c’è più; in alternativa i taralli si possono comprare da Leopoldo a Foria (ma ormai negozi chiamati Leopoldo si trovano dappertutto in città) oppure fatti da un fornaio amico.
O’ pero e ‘o musso si mangia alle bancarelle di Antignano o nei quartieri spagnoli. Ci sono macellerie che lo vendono tutto l’anno. Oppure alla Pignasecca da Florenzano. Puoi comprare un piede intero di maiale o di agnello, poi lo condisci a casa.
A Via Tribunali si va a comprare i fritti della Pizzeria Decumani o del Presidente, pizza fritta, zeppole, panzarotti, scagnuzzielli (polenta fritta), melenzane e arancini di riso. Cose simili alla Friggitoria del Vomero, con ottima graffa; le pizze a portafoglio si comprano dappertutto. Ottime a Port’Alba. La pizza fritta completa si mangia a Porta Capuana.
Il panino napoletano è ottimo dappertutto. A Chiaiano e a Piazza Arenella i miei preferiti.
Il pagnottiello rustico è straordinario al Capriccio a Via Carbonara.
Il cornetto di Moccia a Chiaia è veramente grande ma pure il buondì di Santoro a Simone Martini.
La graffa zuccherata è mitica all’Edenlandia. Ma il vero fast food è in tutte le pizzerie del centro antico di Napoli: una pizza calda e ottima con bibita ad un prezzo inferiore a quello di qualunque menu di fast food del mondo. Questa è la grande fortuna dei napoletani.
poi ti riscrivo ancora
amedeo