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Francesco Cataldo

Info sulle tradizioni - Consigli di Viaggio Irpiniatra Francesco Cataldo e Chiara Utro

Consiglio di viaggio del 14 Novembre 2012

Chiara Utro

Info sulle tradizioni

14 Nov 12

10:19

Ciao Francesco,

sono Chiara, di Palermo. L'Irpinia mi sembra una terra ricca di folklore e tradizioni, potresti dirmi in cosa consiste la manifestazione dei Carri di paglia e in che periodo dell'anno potrei assistere a questo evento?

Grazie,
Chiara

Ciao Chiara,
quella dei carri di paglia è un'antichissima tradizione qui in Irpinia, legata soprattutto al mondo agricolo, ma che ancora resiste ed è tutt'ora viva! Le manifestazioni sono concentrate tra il mese di agosto e quello di settembre. Di seguito ti riporto un articolo che feci tempo fa a riguardo.

"I CARRI DI PAGLIA
La peste del 1656 aveva causato circa cinquecento morti a Fontanarosa. La forte paura che simili fenomeni potessero ripetersi indusse gli abitanti scampati ad aumentare le preghiere ed i riti propiziatori, i voti ai Santi protettori. Nello stesso periodo in più parti del Mezzogiorno per questo duplice obiettivo (produrre di più e star bene in salute) si avviarono lavori «di macchine da festa» in onore dei Santi (patroni-protettori). Nel Regno delle Due Sicilie, da Palermo, con il Carro di Santa Rosalia, a Nola con i “Gigli” il mondo agricolo difendeva così il proprio lavoro. Probabilmente verso la fine del Seicento i primi rudimentali carri potevano essere quelli «usati per traino e trasporti di attrezzi» con pochi covoni di grano. Nella prima metà del Settecento, con la tradizione ormai consolidata di festeggiare il 14 di agosto, la vigilia dell’Assunta, il rito del grano con la «macchina da festa» andò via via arricchendosi fino al punto che si rese necessaria la prima trasformazione del mezzo di trasporto. Fu così abbastanza facile cominciare a disegnare e sagomare macchine che per esempio, negli ambienti napoletani più ricchi ed avanzati, avevano già conosciuto ad opera degli artisti del Regno una significativa evoluzione. Sarà capitato a tanti, di coloro che conoscono bene la tradizione dei carri di Fontanarosa o di Mirabella, di trovarsi a passare, giovani studenti universitari, a piazza del Gesù a Napoli, e di scoprire qualcosa di familiare nella guglia dell’Immacolata. Perché questa somiglianza? Perché alcuni degli “apparatori” e maestri artigiani della corte napoletana, provenienti anche dalle aree interne, come i fratelli Generoso e Stanislao Martino trasferitisi poi da Napoli a Fontanarosa costruirono con il legno e la paglia i carri a somiglianza della moda napoletana del tempo.

IL CARRO DI FONTANAROSA - 14 agosto
La forte religiosità, il tenace attaccamento alle tradizioni, l’amore per la terra hanno generato e tuttora producono cerimonie celebrative di valenza decisamente arcaica. Il carattere totemico di queste ritualità è facilmente riconoscibile nella macchina-obelisco di Fontanarosa.
Ancora una volta è protagonista il grano, sia nelle motivazioni della festa, sia nella forma delle macchine, tutte ornate o contrappuntate da motivi e sculture di paglia intrecciata di notevole complessità e bellezza.
La macchina-obelisco di Fontanarosa è chiamata affettuosamente dai paesani «il carro». Presumibilmente, questo nome ha radici antiche, giacché in queste zone si usava portare del grano in omaggio alle divinità pagane sopra un carro trainato dai buoi. Nell’attuale complessione, infatti, sono rimasti inalterati il carro ed i buoi. Il grano, nei secoli, è invece divenuto sostanza per i sogni, e lungo l’obelisco, in alto per 30 metri, si è arrampicato verso il cielo in sterminate affascinanti forme dorate. È l’oro dei miti del sole che tende e ritorna verso il sole.
Mentre l’obelisco di Mirabella Eclano ha un’aria tipicamente barocca, quello di Fontanarosa rimanda complessivamente al gotico: a metà dell’Ottocento, infatti, quando sono stati costruiti entrambi, era in voga l’eclettismo architettonico, in base al quale si ripescavano e si mescolavano vecchi stili per nuove tecnologie. I due obelischi, quindi, rispecchiano quella indeterminatezza stilistica che fu propria del loro tempo.


LA TIRATA DEI CARRI COVONI DI FRIGENTO - 15 agosto
La manifestazione nacque come evoluzione dell'usanza di donare a San Rocco una parte simbolica del raccolto estivo: il grano appena mietuto veniva utilizzato per adornare dei carrettini che venivano poi trascinati da "pariglie di uovi" (coppie di buoi) formando una sorta di processione.
Da ciò è stata, in epoca moderna, creata la formula della tirata dei carri, che è ormai più una sfida tra contrade che un simbolo di devozione.
Ciascuna zona del paese provvede a progettare e costruire i carri nel modo più fantasioso possibile e a decorarli interamente di grano e paglia (con l'ausilio di pochi altri materiali, quali quadretti raffiguranti san Rocco e pannelli in legno).
Il pomeriggio del 15 agosto i carri creati vengono riuniti in prossimità del convento dei francescani frigentini e vengono trascinati fino al centro del paese da buoi fatti arrivare appositamente dalla Puglia oppure da trattori. I carri vengono quindi lasciati agli occhi dei visitatori nel parcheggio antistante la Chiesa del Purgatorio.

IL GIGLIO DI FLUMERI - 15 e 16 agosto
Il Giglio di Flumeri, a differenza degli obelischi di Fontanarosa e di Mirabella, conserva ancora la severità dell’arcaico totem. I secoli non sembrano passati: forse gli interventi artistici sono stati ritenuti inutili orpelli, forse si è voluto lasciare al grano la sua vera identità per rendere più diretto il rapporto con il Santo. Anche qui a proteggere il paese è San Rocco, che con la sua potenza taumaturgica tenne lontano le malattie durante la buia notte della peste e del colera.
Il Giglio di Flumeri, inoltre, non ha le caratteristiche della macchina scenica: è un edificio rigido, non ha snodi ed è alto circa venti metri, a differenza degli obelischi che ondeggiano col proprio asse e rasentano i trenta metri. Il grande interesse del Giglio risiede nel modo in cui è disposto il grano. Probabilmente questa particolare disposizione è antica di millenni. Vi sono le tracce di un affascinante primitivismo che si è protratto nei secoli, di una tradizione trasmessa senza l’aiuto di una scuola, di un libro.

IL GIGLIO DI VILLANOVA DEL BATTISTA - fine agosto
Risale al 1800 come offerta della famiglia Ciccone al Santo Protettore GIOVANNI IL BATTISTA, realizzato con paglia intrecciata. Prima del 1930 gli obelischi erano due. Il primo era alto 25 metri e veniva realizzato con il gralito una qualità di avena selvatica; l'altro, più piccolo, era realizzato con il gambo di grano tenero. Nel 1930 la tradizione venne interrotta a seguito del sisma che distrusse il paese e venne ripresa soltanto nel 1986 per iniziativa dei villanovesi e per volontà dell'allora sindaco Ottaviano Silano. Molto si deve a quegli anziani che sono riusciti a tramandare la lavorazione della paglia contribuendo alla realizzazione del "GIGLIO" nel corso degli anni. Oggi si può ammirare un obelisco molto bello, alto 24 metri in stile gotico.

IL CARRO DI MIRABELLA ECLANO - fine settembre
L’appuntamento è fisso: il sabato che precede la terza domenica di settembre, giorno in onore della Madonna Addolorata, a cui è dedicata questa singolare macchina da festa, un obelisco alto circa venticinque metri il cui scheletro è costituito da una struttura di travi lignee rivestite da pannelli di paglia lavorata a mano. Con una struttura in legno, costituita da 23 travi soprapposte, secondo una tecnica che conferisce flessibilità, ma anche praticità di montaggio e smontaggio, dalla disposizione delle travi, si creano 7 piani, che partendo dal basso, ognuno è più grande del successivo, gli ultimi tre registri costituiscono la cupola, sulla cui cima, è fissata la statua della madonna Addolorata, nonché il principale motivo di questa tradizioneIl Carro viene trasportato, attraverso i campi e lungo le strade cittadine, da sei coppie di buoi e da una moltitudine di uomini. Aggrappati alle funi di canapa che si diramano da esso, i “funaioli” lo tirano a braccia pronti a correre, ad allentare la presa o a frenarne la corsa, pur di evitare l’evento più temuto, una rovinosa caduta considerata dai protagonisti del rito foriera di sventure. Nel 1881 e del 1961 il Carro si abbatté al suolo, annunciando la carestia che colpì l’Irpinia nel 1882 e il terremoto del 1962. Questo intreccio di emozioni così diverse si protrae per tutta la durata della “tirata” (circa cinque ore) e si conclude con il trasporto in trionfo del timoniere e con la benedizione degli animali davanti alla chiesa dedicata alla Madonna Addolorata."

14 Nov 12

13:04

particolare del Carro di Fontanarosa

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13:05

Il Giglio di Villanova del Battista

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13:06

Il Carro di Mirabella Eclano

14 Nov 12

13:07

Mirabella Eclano

14 Nov 12

13:07

A questo link, invece, trovi le immagini dei Carri-covone di Frigento e noterai che non si tratta di obelischi come negli altri casi https://www.facebook.com/media/set/?set=a.457163897659560.101990.101368433239110&type=1

14 Nov 12

17:02

15 Nov 12

12:21

Grazie Francesco per le preziose e dettagliate informazioni, mi hai fatto venire ancora più voglia di visitare la tua splendida terra!
A presto,
Chiara

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